Rose non aveva lasciato mai nulla al caso: aveva sempre avuto il controllo su tutto e su tutti, aveva aiutato, consigliato, suggerito e, a volte, imposto. Tutto era filato liscio: una casa e una famiglia su cui aleggiavano serenità e sicurezza. La sua consapevolezza l’aveva, però, portata a capire che era giunto il momento di organizzare al meglio il suo “dopo”. Quasi con frenesia, per non farsi cogliere impreparata, aveva predisposto una sorta di inventario di tutte le sue cose e, lasciando che la legge e la malattia facessero il loro corso, decise di riservarsi il piacere di lasciare personalmente quanto aveva inventariato a chi sapeva avrebbe gradito. Anche la sua eredità dunque non sarebbe stata lasciata al caso ed avrebbe avuto un ruolo importante nella sua famiglia, quasi quanto lo aveva lei. Ma Rose sapeva che qualcosa mancava ancora, le sfuggiva. Improvvisamente, una notte, si svegliò con la risposta: doveva organizzare il suo ultimo menù. Avrebbe organizzato la cena perfetta per il saluto dopo la sua cerimonia funebre, mettendo in scena un vero evento sociale, come aveva fatto più volte prima che suo marito, l’Ambasciatore, morisse.
Iniziò una lotta contro il tempo: voleva preparare tutti gli ingredienti – o almeno le basi – di salse, sughi, contorni e carni. Decine e decine di contenitori pronti, solo da scaldare, con etichette su cui aveva indicato gli ingredienti per tramandarne la ricetta. Solo il dolce sarebbe stato preparato al momento, un dolce semplice, di tradizione anglosassone, l’unico che facesse anche sua madre, (chissà poi perché visto che sua madre era calabrese): la “Victoria sponge cake” (170 gr. di farina, 170 gr. di zucchero, 170 gr. di burro, 3 uova, un bicchiere di latte, ½ cucc.no di bicarbonato o mezza bustina di lievito. Cottura 180° per 45’. Farcirla con uno strato di marmellata di fragole su un velo di crema al burro). Lasciò il compito di preparare la cena e la torta a sua nipote: le ricette le sarebbero state utili per i ricevimenti che avrebbe dovuto organizzare visto che aveva sposato Arthur, il delfino del Presidente, scelta che Rose non aveva mai condiviso però. Passarono i giorni e con grande stupore degli infermieri, Rose trovava la forza di preparare tutto meticolosamente, fino a quando una notte, mentre finiva di compilare mentalmente la lista delle ultime cose da fare, si addormentò dolcemente, con un sorriso: gli ingredienti e la ricetta della torta erano pronti, così come gran parte delle altre preparazioni.
Sua nipote però, non avrebbe mai potuto replicarle esattamente: su ogni etichetta aveva deliberatamente dimenticato un ingrediente. Il dolce sorriso altro non era se non un ghigno divertito nei confronti di Arthur.