di Chez Maman
Roma, Santa Maria in Trastevere.
In un mezzogiorno assolato mi viene incontro alto, bello, sguardo fiero, mento in alto, 60enne, capelli semilunghi, un po’ mossi, appena brizzolati, un cappotto in tessuto spinato, sciarpa nera, lunga, pantaloni grigio scuro. Viso stanco, capelli un po’ sudici, abiti sgualciti e abbastanza consunti. In una mano stringe un cucchiaio d’argento e con passo fiero e deciso si dirige alla mensa dei poveri per la sua razione quotidiana di minestra.
Quel cucchiaio è il suo simbolo, il suo biglietto da visita, memore di un tempo che fu. E d’altronde, come ricorda ne “La cucina medievale” Enrico Carnevale Schianca, il cucchiaio, come il coltello, “ha fatto la sua comparsa a tavola come oggetto di proprietà del singolo convitato, che lo portava con sé quando era invitato a pranzo”.